fonte http://www.secolo-trentino.com

tartufobiancomuzParte un business che vale mezzo miliardo con le prime quotazioni per il tartufo bianco che alla borsa di Alba in Piemonte è stato pagato 200 euro all’etto per le pezzature medie di 20 grammi mentre ad Acqualagna nelle Marche le rilevazioni vanno registrare prezzi variabili da 50 a 110 euro all’etto a seconda del peso. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti che registra una stagione da record storico per il tartufo con una produzione ottima per quantità e qualità con prezzi lontani dai valori inavvicinabili del passato con una media per quello di Alba di 350 euro nel 2013, di 500 euro nel 2012 fino ai 450 euro all’etto del 2007, anno di inizio della crisi. “Dopo una estate senza siccità, nelle principali regioni produttrici ci sono condizioni per una buona raccolta che – sottolinea la Coldiretti – potrà essere ottima se anche l’autunno sarà caratterizzato dalle piogge che sono tipiche della stagione perche’ il Tuber magnatum Pico si sviluppa in terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione. Una occasione per i buongustai appassionati del pregiato tubero che potrà essere gustato in abbondanza ad un prezzo ragionevole particolarmente apprezzato in tempi di crisi.”

“Con l’inizio della raccolta – precisa la Coldiretti – si moltiplicano lungo tutto lo stivale le mostre, le sagre e le manifestazioni dedicate al tartufo che coinvolge in Italia circa 200.000 raccoglitori ufficiali che riforniscono negozi e ristoranti. Su tutto pesa il rischio dell’inganno con la vendita di importazioni low cost spacciate per italiane contro le quali la Coldiretti è impegnata a chiedere la tracciabilità delle transazioni e l’indicazione obbligatoria dell’origine.”

“La ricerca dei tartufi praticata già dai Sumeri – riferisce la Coldiretti – svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici come dimostrano le numerose occasioni di festeggiamento organizzate in suo onore. Il tartufo – riferisce la Coldiretti – è un fungo che vive sotto terra ed è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell’albero con cui vive in simbiosi. Nascendo e sviluppandosi vicino alle radici di alberi come il pino, il leccio, la sughera e la quercia – spiega la Coldiretti – il tartufo, deve le sue caratteristiche (colorazione, sapore e profumo) proprio dal tipo di albero presso il quale si è sviluppato. La forma, invece dipende dal tipo di terreno: se soffice il tartufo si presenterà più liscio, se compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio. I tartufi sono noti per il loro forte potere afrodisiaco e in cucina – conclude la Coldiretti – il bianco va rigorosamente gustato a crudo su noti cibi come la fonduta, i tajarin al burro e i risotti e per quanto riguarda i vini va abbinato con i grandi vini rossi.”